Lo scorso 12 Ottobre si è tenuta la giornata di mobilitazione internazionale che si poneva come obiettivo quello di realizzare, nei diversi luoghi e nelle diverse città, iniziative di lotta, ognuno secondo le proprie modalità e necessità, per tenere alta l’attenzione su tematiche come la devastazione ambientale e non solo.
Come Coordinamento No Cmc ci preme particolarmente il discorso sulla devastazione della Terra, perpetrato anche grazie ad aziende come appunto Cmc, implicate in ogni sorta di opere che, in nome del tanto osannato “progresso”, altro non fanno che distruggere e violentare quotidianamente i territori con tutte le conseguenze negative che ciò comporta (non solo per gli esseri umani ma, anche e sopratutto, per gli esseri non umani e le altre forme di vita costrette a subire tutto ciò).

In occasione di questa importante mobilitazione siamo stati attivi in diversi contesti di lotta presenti nei luoghi in cui viviamo, cercando di portare le voci della protesta nelle città.
Sabato 12 è stato organizzato un volantinaggio informativo al mercato cittadino di Ravenna, città nella quale oltre ad aver sede, la Cmc è attiva con diversi progetti. Uno su tutti, quello probabilmente più attuale e che vede anche in città l’opposizione di parte della popolazione, è il progetto commissionato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che riguarda l’approfondimento dei canali del porto e il consolidamento delle banchine. Per abbassare i fondali si procederebbe all’estrazione di 12 milioni e mezzo di metri cubi di fanghi, che dovranno poi essere depositati su terreni attorno alla città. Dopo l’opposizione degli abitanti delle zone che saranno destinate all’accumulo dei fanghi (opposizione che a tutt’oggi ha permesso, almeno per il momento, di bloccare il progetto che ora è in fase di stallo) addirittura si è recentemente palesata la minaccia di esproprio degli eventuali terreni individuati per riceverli, qualora i residenti si oppongano ancora. Cmc in tutto questo ha diversi interessi, sia perchè svolgerebbe buona parte dei lavori di scavo, sia perchè deve trasferire il suo attuale bitumificio che al momento si trova in mezzo alla città (visto il divieto di mantenere un impianto simile in centri abitati) in altra zona, guarda caso individuata nei terreni su cui inizialmente si doveva depositare parte dei fanghi: terreni che dapprima erano ad uso agricolo ma che nel 2011, con una delibera del Comune, sono diventati ad uso industriale e che, guarda caso, sono di proprietà di Cmc.

Nella stessa giornata siamo stati presenti anche a Forlì, dove Cmc sta costruendo il IV lotto della tangenziale che sta sempre più stringendo la città in una morsa asfissiante fatta di cemento. É stato fatto un presidio informativo piuttosto partecipato proprio a ridosso della stazione ferroviaria e una Critical Mass che ha percorso le strade del centro bloccando il traffico delle vie principali, e che ha voluto interrompere la grigia monotonia delle strade con fischietti, cartelli e cori, a ribadire, una volta di più, la nostra opposizione a questo marcio sistema, per il quale i soldi e il capitale vengono prima della libertà di ogni altro essere vivente.

E spinti dalla volontà di resistere a questi progetti di devastazione e di far si che la nostra voce arrivi a quante più persone possibili, la giornata di mobilitazione si è tramutata in una due giorni, e domenica 13 Ottobre il Coordinamento, insieme ad alcuni abitanti del luogo, ha preso parte a una protesta a Portico di Romagna, piccolo paesino arrampicato sull’Appennino a circa 40 km da Forlì. Luogo circondato da monti e boschi, fiumi e cascate che per il potente di turno (in questo caso non è Cmc, ma un privato che è sia comproprietario del terreno su cui sarà costruita la centrale, sia socio della ditta che ha vinto il bando per la costruzione) sono solo un mezzo al servizio dell’uomo per permettergli di riempirsi le tasche. E difatti qui, proprio a ridosso della suggestiva cascata della Brusia, si sta procedendo alla costruzione di una centrale idroelettrica che servirà a produrre energia servendosi delle acque del fiume, andando così ad arrecare non pochi danni alla flora e alla fauna del luogo, nonché a deturpare il paesaggio naturale.
Qui, tra le vecchie vie del centro storico pieno di gente in festa per l’annuale “Sagra dei frutti del Sottobosco e dell’artigianato artistico”, il volantinaggio informativo è stato accompagnato da una performance scenica in cui le persone, in fila l’uno affianco all’altra e con al collo dei cartelli che stavano a rappresentare quello che queste nuove centrali distruggerebbero (la natura, il fiume, i pesci, il silenzio…) al rullo di un tamburo cadevano a terra, uno dopo l’altra, a significare la morte che queste opere portano, sopratutto in posti non ancora del tutto intaccati dal progresso.

La morte che queste opere si portano dietro riguardano tutti quanti.
Resistere alla devastazione dei territori e opporsi alle nocività dell’esistente è necessario per provare a fermare tutto questo.

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